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lunedì 15 ottobre 2012

De bello fuffico

"Gallia est omnis divisa in partes tres", così il caro Giulio dà inizio a quel "De bello gallico" che lo avrebbe fatto diventare un modello di stile latino e un tormento per generazioni e generazioni di studenti di liceo (sempre meno comunque del suo contemporaneo Cicerone che sarà anche stato il modello più perfetto della lingua latina, ma è di una noiosità abissale. Reminiscenze di uno che si è dovuto tradurre, tra gli sbadigli, la famigerata "Pro Milone").
Ma lasciamo perdere la guerra gallica per venire alla guerra fuffica, non tanto quella combattuta contro i fuffari dalle persone normali, quanto quella o meglio quelle che i fuffari combattono tra loro.
Se la Gallia di Cesare era divisa in tre parti la nazione fuffara è divisa in millanta parti che interagiscono e collidono tra loro in continuazione. Devo dire che, da persona che ha conosciuto gli anni 60 e 70 del XX secolo, con la proliferazione di gruppetti e gruppuscoli politici vari vari, tutti "rivoluzionari", la cosa non mi stupisce: mi ricordo di "avanguardie proletarie", di "partiti marxisti leninisti" ecc. ecc., poche centinaia, o poche decine di persone, quasi tutti studenti di provenienza borghese, convinte di essere il faro destinato a guidare le masse, e in perenne disputa tra di loro, le accuse che andavano per la maggiore erano quelle di revisionismo, socialdemocratizzazione, imborghesimento, di essere venduti al potere e così via.
Questa situazione vi ricorda qualcosa? Se andiamo a vedere qualche comitato, qualche ricercatore indipendente indipezzente, gestore di un qualche blog seguito, se va bene da una decina di scalcagnati (numero spesso ingrassato con largo ricorso ai fake...), troviamo il tono messianico, la condanna dei "negazionisti", sempre venduti al potere (6000 euro al mese pagati presso una banca dell'isola di Man), ma sopratutto troviamo la condanna degli altri fuffari, colpevoli di non seguire pedissequamente il pensiero (chiamiamolo così in attesa di una migliore definizione) del guru di turno:
<<come, tu parli di alieni, massoni, complotti ufologici e non parli delle scie chimiche? Allora sei un gatepeker, pagato per nascondere la verità...>>
<<Non dici che alla base dei complotti ci sono i gesuiti? Cerchi di sviare l'attenzione dalla verità>>
E via su questo tono.
Probabilmente gran parte di queste guerre nascono dal timore di vedersi portar via un po' di seguaci, bene o male la dozzina di fedelissimi gonzi che uno di questi guru improvvisati riesce a mettere insieme rappresentano un appagamento per un ego depresso e, perché no, se sono dei gonzi paganti a tutti gli effetti possono anche fruttare qualche spicciolo in donazioni acquisto di libri e/o DVD, quindi la concorrenza va tenuta lontano.
Resta solo da spettare un Cesare che, alla guida delle sue legioni, sottometta tutta la Fuffonia, ce ne sarebbe uno all'orizzonte...

giovedì 4 ottobre 2012

Il paese di cuccagna

In tempi antichi, quando la maggior parte della popolazione viveva stentatamente, lavorando in modo bestiale e faticando a mettere insieme pranzo e cena (checche ne dicano gli esaltatori del passato), qualcuno ebbe l'idea di inventare, forse per consolarsi, un paese immaginario, posto in un luogo indefinito della terra, dove regnava sovrana l'abbondanza, si mangiava e si beveva senza dover faticare, insomma il leggendario paese di cuccagna del quale si trovano citazioni anche, per fare solo due esempi, in Boccaccio e Rabelais.
Il mito del paese dove tutto è perfetto, almeno dal punto di vista materiale, è durato un bel po': pensavano senza dubbio al paese di cuccagna molti dei nostri emigranti verso le Americhe, anche se poi, giunti a destinazione, hanno dovuto scoprire che anche lì la vita era dura e faticosa, anche se, forse, migliore di quella che conducevano in patria.
Ma il paese di cuccagna di cui voglio parlare è decisamente più vicino ai nostri giorni, esperienze personali mi riportano alla fine degli anni '60 e primi anni '70 del XX secolo, quando per molti il paese di cuccagna era la Repubblica Popolare Cinese, allora nel pieno di quella che è passata alla storia come "rivoluzione culturale"; mi è capitato più volte di sentire esaltare la vita nelle comuni agricole, citare il pensiero di Mao Tse Tung (che adesso si dovrebbe chiamare Mao Tse Dong, o qualcosa del genere), portare come esempio le scuole in cui i lavoratori facevano lezione mentre i professori andavano a pascolare i bufali. Sapete una cosa , decisamente strana, nessuno di questi entusiasti della rivoluzione culturale si è sognato di fare i bagagli e trasferirsi in pianta stabile da quelle parti, al massimo qualcuno è andato a fare un giro turistico al ritorno dal quale ripeteva fino alla nausea gli elogi del regime, ma tornava alal sua borghesissima vita nell'inferno borghese-capitalista.
Passato il momento della Cina c'è stato quello di Cuba, potrei ripetere quanto detto sopra, con poche varianti.
E ora? Beh, sembra il momento dei paesi con "moneta sovrana", quelli che, a sentire gli economistindipezzenti si sono "sottratti al ricatto delle banche" e al signoraggio, paesi in cui la prosperità, sempre a sentire gli indipezzenteconomisti, dovrebbe regnare indisturbata, strano che alcuni di questi paesi, tanto ammirati, abbiano un tasso d'inflazione a due cifre e rischino la bancarotta. Non mi sono informato in proposito, ma ho il dubbio che nessuno di questi economisti abbia convertito i suoi risparmi in valuta dell'Argentina o dell'Ecuador, nonostante siano valute sicurissime, non signoreggiate...
E veniamo a quello che sembra essere il paese ideale del momento: l'Iran, regime antiamericano, antiisraeliano antioccidentale in genere, moneta sovrana, niente signoraggio, sembra addirittura che nei suoi cieli non appaiano "scie chimiche"... Insomma il paradiso in terra, arrivare in Iran è facilissimo, basta prendere un aereo per Teheran, oggi poi con le compagnie low cost si spende decisamente poco, ma strano a dirsi, non vedo questa ressa di ricercatori indipezzenti, economisti antieuro, giornalisti free lance ecc. correre per farsi ospitare in Iran (credo che l'Iran sarebbe lieto di accoglierli...mah, forse no).
Insomma cari indipezzenti: se l'euro vi fa tanto schifo non esitate, cambiatelo in pesos argentini o in rial iraniani, quei paesi saranno lieti di liberavi dalla schiavitù monetaria, e poi, se qui vi sentite oppressi dalla censura correte in paesi dove siete liberi di scrivere e pubblicare ciò che volete. Cosa aspettate? A qualcuno potrebbe venire il dubbio che non crediate molto in quello che dite e scrivete.