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giovedì 4 ottobre 2012

Il paese di cuccagna

In tempi antichi, quando la maggior parte della popolazione viveva stentatamente, lavorando in modo bestiale e faticando a mettere insieme pranzo e cena (checche ne dicano gli esaltatori del passato), qualcuno ebbe l'idea di inventare, forse per consolarsi, un paese immaginario, posto in un luogo indefinito della terra, dove regnava sovrana l'abbondanza, si mangiava e si beveva senza dover faticare, insomma il leggendario paese di cuccagna del quale si trovano citazioni anche, per fare solo due esempi, in Boccaccio e Rabelais.
Il mito del paese dove tutto è perfetto, almeno dal punto di vista materiale, è durato un bel po': pensavano senza dubbio al paese di cuccagna molti dei nostri emigranti verso le Americhe, anche se poi, giunti a destinazione, hanno dovuto scoprire che anche lì la vita era dura e faticosa, anche se, forse, migliore di quella che conducevano in patria.
Ma il paese di cuccagna di cui voglio parlare è decisamente più vicino ai nostri giorni, esperienze personali mi riportano alla fine degli anni '60 e primi anni '70 del XX secolo, quando per molti il paese di cuccagna era la Repubblica Popolare Cinese, allora nel pieno di quella che è passata alla storia come "rivoluzione culturale"; mi è capitato più volte di sentire esaltare la vita nelle comuni agricole, citare il pensiero di Mao Tse Tung (che adesso si dovrebbe chiamare Mao Tse Dong, o qualcosa del genere), portare come esempio le scuole in cui i lavoratori facevano lezione mentre i professori andavano a pascolare i bufali. Sapete una cosa , decisamente strana, nessuno di questi entusiasti della rivoluzione culturale si è sognato di fare i bagagli e trasferirsi in pianta stabile da quelle parti, al massimo qualcuno è andato a fare un giro turistico al ritorno dal quale ripeteva fino alla nausea gli elogi del regime, ma tornava alal sua borghesissima vita nell'inferno borghese-capitalista.
Passato il momento della Cina c'è stato quello di Cuba, potrei ripetere quanto detto sopra, con poche varianti.
E ora? Beh, sembra il momento dei paesi con "moneta sovrana", quelli che, a sentire gli economistindipezzenti si sono "sottratti al ricatto delle banche" e al signoraggio, paesi in cui la prosperità, sempre a sentire gli indipezzenteconomisti, dovrebbe regnare indisturbata, strano che alcuni di questi paesi, tanto ammirati, abbiano un tasso d'inflazione a due cifre e rischino la bancarotta. Non mi sono informato in proposito, ma ho il dubbio che nessuno di questi economisti abbia convertito i suoi risparmi in valuta dell'Argentina o dell'Ecuador, nonostante siano valute sicurissime, non signoreggiate...
E veniamo a quello che sembra essere il paese ideale del momento: l'Iran, regime antiamericano, antiisraeliano antioccidentale in genere, moneta sovrana, niente signoraggio, sembra addirittura che nei suoi cieli non appaiano "scie chimiche"... Insomma il paradiso in terra, arrivare in Iran è facilissimo, basta prendere un aereo per Teheran, oggi poi con le compagnie low cost si spende decisamente poco, ma strano a dirsi, non vedo questa ressa di ricercatori indipezzenti, economisti antieuro, giornalisti free lance ecc. correre per farsi ospitare in Iran (credo che l'Iran sarebbe lieto di accoglierli...mah, forse no).
Insomma cari indipezzenti: se l'euro vi fa tanto schifo non esitate, cambiatelo in pesos argentini o in rial iraniani, quei paesi saranno lieti di liberavi dalla schiavitù monetaria, e poi, se qui vi sentite oppressi dalla censura correte in paesi dove siete liberi di scrivere e pubblicare ciò che volete. Cosa aspettate? A qualcuno potrebbe venire il dubbio che non crediate molto in quello che dite e scrivete.

2 commenti:

  1. "cambiatelo in pesos argentini o in rial iraniani"
    Quale, lo stesso rial il cui crollo sta facendo esplodere proteste con scontri, danni e casini annessi?
    Bombarda, gli economistindipezzenti sono i classici leoni da tastiera alla sera, c......i da tastiera nelle altre ore!
    Ma magari ci andassero, in Iran, almeno ce li saremmo levati dalle pa££e.
    P.S.: quanti ricordi nelle tue citazioni sulla Cina, la "rivoluzione culturale", Cuba ed il resto...
    Mi sa che siamo coetanei o quasi.

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  2. Ahime, purtroppo ho i miei anni, ai tempi de "La Cina è vicina" facevo il liceo, quindi puoi dedurre la mia età.
    Quanto agli economoindipezzenti per fortuna non contano niente, e speriamo continui così, altrimenti ben che ci vada siamo rovinati.

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